L'arte delle piante, un luogo d’incontro ideale
Eterotopia
IN CORSO DI REALIZZAZIONE

Un giardino con diverse essenze per una funzione ecologica-ambientale ed estetica-culturale

Descrizione

L'arte delle piante è un giardino dove la presenza delle diverse essenze svolge una funzione sia ecologica-ambientale che estetica-culturale. Con quest’opera le piante, considerate comunemente nella nostra cultura uno degli ultimi gradini della scala naturae, verranno comprese, con un ribaltamento speculare, come esseri di massima evoluzione, in grado di rimediare agli squilibri ambientali per ricreare le condizioni vitali del pianeta. L'impianto darà lo spunto per un giardino fitodepurante, con funzione sia estetica sia etica, in grado di valorizzare il territorio e le relazioni esistenti tra tutti i diversi esseri viventi. Questo giardino dovrebbe essere frequentato dai lavoratori ma anche dai suzzaresi, diventando un luogo d’incontro ideale.

L'arte delle piante

L’arte delle piante, questo incontro-progetto apre i lettori a una doppia interpretazione del titolo: la prima è quella più ovvia e rimanda alla mano dell’uomo che riplasma secondo suoi schemi gli spazi antropici: l’essere umano come artefice degli spazi verdi, e quindi, l’essere umano come artista che mette in risalto le piante – in questa prima interpretazione è interessante notare come l’uomo-artista pratichi Arte in maniera radicalmente diversa rispetto ad altri artisti: il suo prodotto (artistico), infatti, non è massima espressione della sua individualità come può esserlo invece un quadro, una scultura ecc (dove il nesso creatore-oggetto creato- è, per lo spettatore, piu evidente) il suo prodotto rimanda bensì a se stesso perché le sue componenti costitutive (le piante, gli elementi naturali ecc) non sono artificiali – suo compito è dunque quello di assecondare la vita, nutrire l’artisticità intrinseca della Pianta, metterla in risalto – ed ecco il nesso verso la seconda interpretazione del titolo, a mio avviso più profonda: le piante, il mondo vegetale, e, per estensione, l’intero mondo della natura, hanno un’artisticità intrinseca, un’estetica che non dipende dall’uomo e genera un tipo di bellezza che, per cosi dire, esula dalle opere d’arte “tradizionali” – nel campo dell’estetica ambientale (ingl. environmental aesthetics) mi pare imprescindibile introdurre questa differenza, ossia quella tra Bello oggettuale e Bello atmosferico La bellezza oggettuale è propria di un’oggetto specifico vivente o non-vivente, naturale o artificiale (un coniglio, un quadro, un fiore). La bellezza atmosferica è propria di un paesaggio naturale o artificiale (l’orizzonte in riva al mare ad esempio è esperienza polisensoriale costruita da tanti elementi-oggetti belli, oppure un arredamento zen) Che cos’è allora questa arte delle piante alla luce della distinzione fondamentale tra bello oggettuale e bello atmosferico? In cosa consiste l’arte delle piante? Essenzialmente potremmo dire che essa consiste nell’abilità dell’artista-paesaggista di generare un’atmosfera (ted. Stimmung) che parli (ted. Stimme = voce) all’uomo, un bello atmosferico da abitare e che sia altresì uno spazio rigenerativo per l’uomo (è significativo che da due mesi a questa parte l’ordine dei medici e psicologi scozzesi abbia deciso di prescrivere ai propri pazienti passeggiate giornaliere in mezzo alla natura per allievare i sintomi della depressione e del diabete per citare due condizioni). È stato, del resto, ampiamente dimostrato come la deformazione totale della natura --- che in inglese emblematicamente si dice de-facing of nature (privare del viso, della faccia, privare del proprio aspetto vero, costituitosi spontaneamente) --- la privazione degli spazi verdi negli spazi abitativi comporti un inquinamento percettivo, un inquinamento della percezione, in ultimo: una riduzione della qualità di vita degli abitanti. De-facing nature, “snaturare la natura”, snaturare ciò che è dato e si rigenera e si espande da sé è una necessità umana, ma se portiamo quest’ultima alle estreme conseguenze andiamo contro la nostra specie, contro tutto quanto il pianeta, a nostra insaputa. È mia ferma convinzione che il mondo vegetale ma anche soprattutto il mondo animale ci dia continuamente dei segnali, ci indirizzi verso una concezione olistica della convivenza di tutti gli enti. Quali sarebbero questi segnali? In cosa consiste questo olismo? Si pensi, ad esempio, all’affinità tra noi e alcune specie animali. Perché se è pur vero che, a un primo sguardo, nessun animale parla la nostra lingua, spesso si omette di menzionare che molti animali dispongono, con tutta evidenza, di forme di comunicazione prelinguistiche (come spieghiamo l’intesa speciale che si può creare con un cane, quella emblematicamente rappresentata nella cinematografia tra Hachiko e uno straordinario Richard Gere?). Anche nel rapporto tra il neonato e i genitori (specialmente la mamma) si instaura una prima forma di comunicazione a-linguistica o prelinguistica. Le differenze tra animali e esseri umani risultano meno evidenti di quanto vorrebbe farci credere la retorica dominante consolidata (dai pensatori cristiani, interessati a una gerarchizzazione degli enti con Dio al vertice e l’uomo come creatura prediletta). I gatti si conformano ai nostri vizi se convivono con noi, i criceti ci ispirano tenerezza, i cani mostrano una peculiare sensibilità comunicativa…e le piante? Il titolo è l’arte delle piante, del resto. Alcuni pensatori hanno esteso, sulla scia delle tesi pionieristiche di Tom Regan (vedi ‘The case for animal rights’), la teleologia animale al mondo vegetale: si è ipotizzato, con grande cautela, s’intende, che non solo alcune specie animali abbiano una sorta di “coscienza temporale”, la coscienza intuitiva (NON auto-coscienza riflessiva, quella di cui disponidamo noi) di muoversi verso la vecchiaia, ma che anche le piante abbiano il diritto di “compiere” la loro evoluzione. Al di là di queste speculazioni rischiose, la teoria olistica della convivenza tra tutti gli enti (animati-inanimati, animali-vegetali ecc) si pone come prospettiva funzionale sia al benessere individuale di ognuni di noi, sia al benessere sociale della comunità umana sia al “benessere del cosmo”. Ripartiamo dalle piante. 

Federico Baumgartner

Progetto in corso di realizzazione presso Iveco S.p.A. nello stabilimento di Suzzara

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