Nata a Monaco di Baviera, di nazionalità tedesca e svizzera, vive e lavora a Lugano e a Milano. Specializzata in terapeutica artistica, ha insegnato Storia e Modelli dell’Arte Terapia all’Accademia di Belle Arti di Bologna per il Biennio di Didattica dell’Arte; attualmente insegna al Centro Scolastico per le Industrie Artistiche (CSIA) di Lugano. Si interessa di filosofia, letteratura e musica, creando o collaborando a progetti e libri d’arte. Con l’agronomo paesaggista Massimiliano Cecchetto ha ideato il blog Eterotopia, in omaggio a Foucault e alle sue idee, con l'intento di riflettere sulla dimensione ecologica nell'arte, sul paesaggio e il rapporto uomo-natura. Ha esposto in varie gallerie o musei come la Galleria Toselli, Nowhere Gallery, Assab One a Milano, Kunstraum Leccese-Sprüth a Colonia, MADEINBRITALY a Londra, Kunstraum t27 a Berlino, Museo Cantonale d’Arte a Lugano. È autrice dei libri d’artista Eventi a venire e Resto.
susannaj.baumgartner@gmail.com
http://eterotopia-verde.blogspot.com
www.nowhere-gallery
Nasce nel 1963 a Milano, dove vive e lavora. Nel 1987 si diploma in scultura alla NABA di Milano dove nello stesso anno inizia a insegnare come assistente di Gianni Colombo; da allora ha continuato ininterrottamente a lavorare nella stessa accademia dove attualmente è docente di Arte Pubblica. È stato tra i fondatori di Isola Art Center, è consulente scientifico dell’Archivio Gianni Colombo, vicepresidente di Art For The World Europa e fa parte del board di Careof. Lavora con istituzioni pubbliche e gallerie private in Italia e all’estero; lo Studio Dabbeni di Lugano è la galleria di riferimento dell’artista. Fin dalle prime installazioni il rapporto con lo spazio è l’elemento che caratterizza il suo lavoro e se all’inizio questo rapporto era di tipo fisico – e si sviluppava nelle relazioni con l’architettura e la natura – successivamente inizia a trasformarsi attraverso un insieme più complesso di fattori sociali e antropologici. La natura capitalistica dei processi economici attuali è al centro degli ultimi progetti: la svolta linguistica dell’economia e le sue ricadute simboliche e sociali nella pervasività finanziaria, svelano dinamiche su cui il suo lavoro riflette criticamente.
Nato a Bergamo nel 1974, vive e lavora a Milano. Diplomato all’Accademia di Brera di Milano, ha partecipato al Corso superiore di arti visive presso la Fondazione Ratti di Como. Tra le sue mostre personali recenti si ricordano: Drawings by two (Galleria Marie-Laure Fleisch, Roma 2011), L’erba del re non fa crescere i fiori (Fabio Tiboni arte contemporanea, Bologna 2010).
Nato a Brescia nel 1979, si diploma in scultura presso l’accademia di Belle Arti di Brera nel 2003. Nel 2007 frequenta il corso d’eccellenza T.A.M. con la direzione artistica di Nunzio Di Stefano dove consolida la sua ricerca artistica focalizzata sull’equilibrio e la precarietà.
Realizza lavori con diversi materiali scultorei o perlopiù legati ad altre tecniche artistiche come quella dell’incisione o dell’uso di oggetti comuni come la penna a sfera; spesso inserisce nelle installazioni oggetti legati alla misurazione spaziale come livelle, fili a piombo e molto altro; ne è un esempio la scultura permanente realizzata nel 2008 per la nuova sezione didattica presso il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.
Ottiene diversi premi internazionali, tra i quali si segnalano il XI Salon Primo (Palazzo della Permanente di Milano) nel 2002, il premio Weir Gabbioneta per la realizzazione di una scultura permanente da collocarsi presso la sede dell’azienda nel 2018. Nel 2017 partecipa al XIII Premio Cairo, tenutosi a Palazzo Reale di Milano. Vive e lavora a Milano.
(1953 - 2021)
Fin dai primi anni ottanta indaga i nessi tra natura e immagine realizzando opere nelle quali, attraverso il recupero di un proprio vissuto o di forme archetipiche di una domesticità rivisitata, l'essenzialità della forma viene ricercata e definita attraverso particolari attenzioni alla preziosità dei materiali. Negli anni più recenti la speculazione sugli elementi strutturanti e le idee fondanti dell'arte divengono elementi determinanti la costituzione dell'opera: la forma si dischiude in nuove geometrie, il confine anatomico del proprio corpo si confonde con il confine geografico della terra ligure di residenza, gli elementi vegetali si combinano con iconografie desunte dalla storia e i materiali si combinano in accostamenti inediti. Èstato docente presso l'accademia di belle arti di Brera a Milano sino al 2021.
Principali esposizioni: 1994 Galleria Carasi, Mantova; 1995, Mausoleo di U. Quadratilla, Cassino; 1996, Studio Cavalieri, Bologna; 1997, Studio '87, Spoleto, Pg; 1998, Studio Cavalieri, Bologna; 1998, Fabbricato in Italia, Perugia; 1999, Loggia dei Lanari, Perugia; 2001, Temple Gallery, Roma; 2003, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea, Ciampino, Roma.
Nasce nel 1974 a Venezia, città dove avviene la sua formazione presso l'Accademia di Belle Arti e in cui attualmente vive e lavora. L'artista pone al nucleo della sua personalissima ricerca le dimensioni della luce e del colore che, insieme a forma e segno, proporzione, ritmo e movimento, costituiscono chiavi di lettura per approfondire dinamiche temporali e spaziali. Per Candeloro infatti “l'arte è una visione del tempo”, visione che l'artista traduce nelle trasparenze del plexiglas colorato, materiale elettivo e congeniale impiegato nei diversi tipi di opere in cui si articola la sua produzione. In tutte la luce, naturale o artificiale, costituisce una componente essenziale e, nell'attraversare le traslucide superfici, proietta ombre colorate e mutevoli nello spazio circostante. I soggetti preferiti per questa indagine artistica sono città, paesaggi, ritratti, a dare vita ad un universo costituito da “visioni plurime, moltiplicate”, con l'intento di restituire l'intima essenza del continuo flusso del reale. Francesco Candeloro ha esposto internazionalmente in numerose mostre personali, collettive e installazioni in contesti architettonici e paesaggistici; i suoi lavori sono presenti in collezioni private e pubbliche.
Nato a Spina nel 1951, negli anni Settanta fonda il gruppo Cronotopo, con il quale sviluppa un lavoro di ricerca anche nel campo teatrale; dal 1980 s’interessa delle problematiche relative alla trasformazione dell’immagine e della sua rielaborazione attraverso l’uso di simboli e di specifici materiali. Negli ultimi anni, con austerità e rigore, alla ricerca di un nuovo ordine definito dalla “regola”, presenta le opere conosciute come gli Autoritratto, i “rotoli”, Le peripezie del nome, Il pasto delle farfalle ed Estasi e cadute. Realizzate con un uso che si potrebbe definire “destinale” dei materiali e della parola scritta, del proprio nome e del proprio ritratto, con un costante lavoro di scomposizione e di ricomposizione, di unità e molteplicità della superfice, che permetta all’immagine di riapparire, esse definiscono una nuova spazialità e introducono una profonda riflessione sulla sua definizione. Nel 2001 è vincitore del concorso per idee per la sistemazione dell’area di Piazza Augusto Imperatore a Roma, del concorso per un’opera per la Biblioteca Comunale di Foligno, per un’opera pubblica nella città di Siena. Nel 2010 realizza un’opera permanente all’interno dell’ampliamento del cimitero della città di Gubbio.
Umberto Cavenago nasce a Milano nella seconda metà del ‘900. La sua ricerca fonde la passione per la cultura artistica e la cultura del progetto; i suoi interventi, sempre relazionati con lo spazio sia architettonico che naturale, stabiliscono un dialogo formale e destabilizzante in un rapporto anticelebrativo e mai definitivo. Lavora con i più diversi materiali con l’utilizzo delle attuali tecnologie digitali.
I modi costruttivi adottati da Cavenago non provengono dalla prassi artistica, bensì dal mondo industriale: studio di fattibilità, progetto, scelta dei materiali, preventivo, messa in opera. Un sistema di approccio che sembra accomunare l'artista all’industrial designer, ma che racchiude un tranello: non progetta un prototipo per la realizzazione in serie, né lo introduce nel ciclo produttivo.
Egli si serve dell’approccio descritto per realizzare un’eresia: il pezzo unico, quell’opera d’arte “originale” che nega – in virtù della sua non replicabilità – proprio ogni possibile legame con la cultura del progetto.
Umberto Cavenago trasforma la ruota da protesi motoria a strumento per la modificazione e percezione dell’arte tridimensionale, creando uno spazio consolidato, ma “trasportabile”, una caratteristica che mette in crisi il caposaldo della prassi artistica che vuole l’osservatore in contemplazione di un’opera concepita in maniera immobile.
Molte opere appaiono come vere e proprie semplificazioni in chiave minimal degli oggetti "originali" ma completamente privati di ogni meccanica e quindi ridotte di funzione al loro limite semantico: una sorta di riverbero metafisico degli oggetti di produzione seriale. Oltre al rapporto tra il suo spazio interno e l’osservatore esiste una relazione tra l'oggetto e l'ambiente dove è collocato. Lo spazio architettonico è oggetto di un'attenta e sistematica indagine. Molte sono le opere pensate come elementi di misurazione dello spazio e nello stesso tempo elementi di destabilizzazione dello stesso.
Umberto Cavenago è stato docente a contratto presso le Accademie di Belle Arti di Bergamo e di Urbino, sperimentando progetti tra le docenze di Pittura, Anatomia, Progettazione multimediale, Sistemi interattivi e Scultura.
Dal 2015 gestisce uno spazio espositivo indipendente all’interno di una sua installazione permanente, L’alcòva d’acciaio, nascosta in un bosco delle Langhe.
umberto@cavenago.info
www.cavenago.info
I temi del confronto e della negoziazione sono alla radice del suo lavoro. È coideatore dei progetti Roaming; L’ospite e l’intruso; riss(e –zentrum; Dialogos; Prière de Toucher; Abitare un ritardo; Camminare l’orizzonte; Doppio Stallo; Walktable e Walkabout; Strabismi. Ha esposto tra l’altro a Assab One, Milano; Cabaret Voltaire, Zurigo; Musée Cantonal Des Beaux-Arts, Losanna; Current, Milano; Doubleroom, Trieste; Dust Space, Milano; Ex Archivio Szeemann a Maggia; Forum Stadpark, Graz; Fondazione Fabbrica del Cioccolato, Blenio; MACT/CACT, Bellinzona; Mestna Galerija, Nova Gorica; MNAC Annexe, Bucharest; Musée Saint Denis, Parigi; Museo Riso, Palermo; Nowhere Gallery, Milano; PrimoPiano Gallery, Napoli; Space 4235, Genova; Vitrina Deniska e Galerie Caesar, Olomouc; Triennale di Milano; 91mq, Berlino.
La sua ricerca esplora il rapporto tra parola e immaginario, coniugando arte e linguistica. Nel 2009 fonda l’URPS (Ufficio Resurrezione Parole Smarrite), “ente preposto al recupero di parole smarrite benché utilissime alla vita sulla terra”. Il suo lavoro, segnalato dall’Enciclopedia Treccani, è stato esposto in luoghi pubblici e privati dell’arte e della cultura in Italia e all’estero ed edito, tra gli altri, da Rizzoli (Accendipensieri, 2021 e Il Libro delle Parole Altrimenti Smarrite, 2011), la Domenica del Sole24Ore (Dipartimento Parole Imparavolate, 2016-2017), Sky Arte (Divisione Mutoparlante, 2016) ed Expo 2015 (Parole Scilingue, 2015). Dal 2016 porta avanti un censimento sui difetti umani in forma di installazione itinerante, ospitata da varie città italiane ed europee tra cui San Pietroburgo in occasione della XVI Settimana della Lingua Italiana nel Mondo. La mostra riassuntiva delle prime 11 tappe è stata esposta a Milano presso la Fondazione Mudima (Reparto Computazioni, 2018). Nel 2020 due sue opere entrano a far parte della Collezione Farnesina e il portale Treccani dedica uno speciale agli 11 anni dell’Ufficio Resurrezione.
Vive e lavora a Milano. Per alcuni anni (2011-2016) la sua ricerca artistica è stata orientata alle questioni dell’economia e del loro impatto sociale. Arrivata all'arte dopo una carriera in pubblicità, inizia nel 1996 con pittura e net-art, per poi passare a video, fotografia e progetti interdisciplinari e relazionali. Ha partecipato a Culburb, concorso internazionale per progetti di Agopuntura Culturale nei sobborghi di alcune capitali europee (2012). Sua è una serie di workshop all'Università della Calabria, Economia senza soldi. Dall'esperienza è nato il libro La morte della moneta. Una lezione di indisciplina, scritto insieme all'economista Pierangelo Dacrema (Jaca Book, Milano 2016). Dal 2017 ha ampliato i suoi orizzonti e deciso di scrivere: brevi storie abbinate a una serie di fotografie, Herstories. Ne è nato un libro pubblicato da la centrale edizioni. e una serie di mostre regionali e internazionali. Aspettando che torni la libertà di uscire per incontrarsi e realizzare nuovi progetti relazionali, continua a scrivere, fotografare e progettare nuovi libri.
carladellabeffa@gmail.com
www.carladellabeffa.com
La pratica artistica di Hannes Egger è legata a un approccio essenzialmente concettuale, volto al coinvolgimento e all‘interazione con il pubblico. Le sue performance, installazioni e progetti partecipativi, invitano le persone ad assumere un atteggiamento o un punto di vista inconsueto, a riflettere sulla realtà e sul modo in cui condividiamo lo spazio in cui viviamo. L‘opera d‘arte non consta in un prodotto artistico inteso nella sua accezione più tradizionale, ma nelle situazioni che una piattaforma aperta e in progress riesce a suscitare nel momento in cui dopo esser stata progettata con cura, viene partecipata dal pubblico. Hannes Egger (1981, vive e lavora a Bolzano) ha all’attivo diverse mostre e progetti, tra cui: How to do things with Words, Mewo Kunsthalle, Memmingen, Germania (2018); Haimatli&Patriae, Museion, Bolzano, Italia (2017/2018); Skulpturenpark M, Galerie M, Berlin, Germania (2017); Pomme de Guerre, CACCA, Bologna, Italia (2017); In Their Eyes …, MMSU, Rijeka. Croazia (2017); Public Performance, Empthy Cube, Lisbon, Portogallo (2016); Project Terra, Forte di Fortezza, Fortezza, Italia (2014-2018); Modes of democracy, Docx, Praha, Republica Ceca (2014); The waving look around a monument, Art Center, Krasnojarsk, Russia (2014); Hotel Cubo, Cubo Garutti – Museion, Bolzano, Italia (2014); Art Exchange, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck, Austria (2013); Kunst ist Wurst, Cube – Festival für extensive Kunst, EXPORT Kubus, Vienna (2012); SEE YOU, 54. Biennale di Venezia, Austrian Pavillion / Kürsinger Hütte, Austria (2011).
Ulrich Egger è nato nel 1959 a San Valentino alla Muta in provincia di Bolzano.
Attualmente vive a Merano. Dal 1981 al 1986 frequenta l`Accademia delle Belle Arti di Firenze diplomandosi nella nella sezione di scultura. Accanto alla scultura incomincia ben presto ad interessarsi alla fotografia, e le sue composizioni di immagini e materiali industriali riscuotono successo. Sono paesaggi industriali e urbani, costruzioni, interni e facciate in stato di abbandono. La tecnica consiste nell`uso di diversi materiali, come acciaio, ferro, legno, vetro, uniti alla fotografia. Il file rouge è l`interpretazione e documentazione della caducitá del mondo urbano. I lavori trasmettono allo spettatore la presenza di tracce evidenti di edifici, di case piene di ricordi e di storie che continuano a sopravvivere nonostante tutto. Peculiare è l`assenza della figura umana nelle opere passate. Nei lavori più recenti invece, la troviamo nelle sue forme più disparate.
uegger1@gmail.com
https://www.ulrichegger.net
Eterotopia è un collettivo ertistico composto da Susanna Baumgartner, artista, e Massimiliano Cecchetto, agronomo del paesaggio.
hanno creato il blog eterotopia, in omaggio a Foucault e alle sue idee, con l'intento di riflettere sulla dimensione ecologica nell'arte, sul paesaggio e il rapporto uomo-natura.
Progetti e concorsi:
“Nuova vita al Pincherle”, progettazione della riqualificazione del giardino comunale Pincherle di Bologna (secondo classificato - 2016); “Habitat 31.91.AN” per l’area verde del Centro Commerciale Palladio di Vicenza con valenze ecologico-sociali (menzione speciale al concorso ECOtechGREEN-2016);
“Valorizzazione culturale ed ambientale delle aree a verde pubblico limitrofe alla nuova Stazione Ferroviaria” di Induno Olona (primo classificato - 2018);
“Lausanne jardins 2019” col progetto “Kaleidoscape” (2018);
50º Premio Suzzara col progetto “L’arte delle piante” (2018).
Convegni e pubblicazioni: Word Forum on Urban Forest di Mantova “Aree Verdi urbane e periurbane - tra gestione, sicurezza, vincoli e qualità della vita” con l’intervento “Dall’urban forestry all’industrial forestry: la progettazione del verde nelle aree industriali” (CONAF - 2018);
“New Gardens for the City Life”, fiera di Rimini con l’intervento “Giardino Scultura” (Paysage - 2015);
pubblicazione in corso “Il paesaggio all’orizzonte” con interviste sul tema del paesaggio ad artisti contemporanei, curatori e critici;
“Sottocoperta " ideato da Traslochi Emotivi”, con l’intervento “La natura è una faccenda ottusa” (Expo Gate Milano 2015);
“Spazi Altri", lezione sul significato di eterotopia e del giardino dalle sue origini ad oggi” per il corso accademico di Remo Salvadori “Stare con il colore”, Accademia di Belle Arti di Venezia (2013);
“Tasting the Landscape" - 53° IFLA world congress” svoltosi a Torino con la presentazione dei progetti “Chaos Engenders Isles of Regularity” e “A Major Third Interval of Green” pubblicati negli Atti alla sezione Inspiring Landscapes (Edifir, Edizioni Firenze, 2016).
massimilianocecchetto@gmail.com
www.eterotopia-verde.blogspot.it
Nato in Iraq nel 1955, nel periodo tra il 1973 e il 1983 studia all'Istituto d'Arte a Baghdad e all'Accademia di Belle Arti di Firenze.
Dagli anni '90 si dedica totalmente alla pratica artistica quale veicolo di resistenza e di comunicazione aprendosi ai temi delle emergenze sociali, la difesa della natura, l'emigrazione forzata, la pianificazione e la diffusione dell'arte nello spazio urbano.
Membro di:
Visarte Svizzera, gruppo Ticino
IAA/AIAP, The International Association of Art, Paris
Pro Litteris, Schweizerische Genossenschaft für Urheberrechtean Literatur und Kunst, Zürich
VG Bild-Kunst, Collecting Society for the Visual Arts, Berlin
www.instagram.com/all.fadhil
www.facebook.com/all.fadhil
Aldo Grazzi (1954, Pomponesco, MN) vive e lavora a Perugia e Venezia. Docente presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Dagli anni Settanta elabora un approccio alla concettualità che si declina in varie forme (fotografia, video, pittura, ecc.). Nella seconda metà degli anni Ottanta la sua ricerca artistica evolve e si intreccia con il ruolo di curatore di eventi espositivi (Rapido Fine, Traviata, ecc.) per giungere ad una netta discontinuità con il decennio segnato dalla Transavanguardia e contribuire al nascere di un nuovo clima culturale voluto da una nuova generazione di artisti agli esordi. Alcuni viaggi in Africa (1987/93), costituiscono l'occasione per realizzare lavori insieme ad appartenenti alle tribù Maasai e Samburu. Durante gli anni Novanta è partecipe del clima bolognese legato alla Galleria Neon. Progressivamente Grazzi avverte la necessità di sviluppare il suo percorso appartandosi rispetto al clima di condivisione precedente. Giunge così ad elaborare una gestualità del fare resa esercizio virtuoso, complesso e totalizzante. Numerose e importanti sono le esposizioni personali e collettive a cui partecipa nel corso della sua esperienza.
Federico Borroni (1991, Recanati, MC) vive e lavora a Venezia. Diploma di laurea al triennio in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata. Studia per un anno all'Academie Royale des Beaux Arts des Liege, per poi concludere gli studi all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove consegue il diploma di laurea del biennio specialistico in Pittura. Partecipa ad alcune significative esposizioni fra le quali: 2011, Biennale Giovani Artisti Marchigiani, Civitanova Marche - 2012, Horror Vacui, Punto Temporary Gallery, Macerata - 2013, Occupazione Di Spazio, Punto Temporary Gallery, Macerata - 2013, Terzo Paradiso Pistoletto M., Mole Vanvitelliana, Ancona - 2013, Mostra Collettiva, Academie Royal des Beaux-Arts, Liege - 2015, Green And Brown, Palazzo Simonelli, Macerata - 2016, Herodiade Hommage A Mallarme, Teatro La Fenice, Venezia - 2017, NoPlace 4, Santo Stefano di Magra, La Spezia - 2018, Sul Far Della Notte, Spazio Micro Mega Arte, Venezia - 2018, Amia Premio Marche, Forte Malatesta, Ascoli.
Nata a Bolzano nel 1983, vive e lavora a Milano. Diplomata in pittura all'Accademia di Brera, Milano. Selezione recenti esposizioni: 2018 solo show Increasing the Wind Pressure, a cura di Gabriele Tosi, A+B Contemporary Art, Brescia (IT). 2017 Theatre of Measurement, a cura di Post Brothers, Kunstverein München, Monaco (DE); La fine del nuovo. Cap XII | Fakebook. HDLU, Meštrović Pavillion, Galerija Prsten, Zagabria (HR); Between There and There: Anatomy of Temporary Migrations, a cura di Neli Ružić & Duga Mavrinac, Museum of Contemporary Art Rijeka (HR). 2016 solo show Strange Attractor, a cura di Gabriele Tosi, Riss(e), Varese (IT); Geomertry of History, a cura di Anna Fatyanova, CCI Fabrika, Mosca (RU). 2015 1915 – 2015, a cura di Lisa Trockner, Südtiroler Künstlerbund, Bolzano (IT). Open Studio Progettoborca, a cura di Dolomiti Contemporanee, ex Villaggio Eni di Corte di Cadore, Borca di Cadore (BL) (IT). 2014 solo show Piano focale a soggetto mobile, A+B Contemporary Art, Brescia, (IT). 2013 solo show A form of History, Alert Studio, Bucharest (RO). Parole, Parole, Parole..., a cura di Stefano Pezzato, Museo Pecci Milano, Milano (IT). Chinese Whispers. A group show on the loss of control, CURA.BASEMENT, Roma (IT).
tibi.hell@gmail.com
aplusbgallery.it/portfolio_page/silvia-hell
http://silviahell.eu/
Nasce nel 1956 a Gerenzano (Varese) Italia, dove vive. Studia al Conservatorio di Milano pianoforte e composizione e si diploma a Brescia in Direzione di Coro e Canto Corale. La sua attività artistica inizia nel 1981 e dal 1985 al 2006 lavora direttamente nell’ambiente naturale interagendo con il luogo ed i suoi materiali. Dal ’90 al ’97 frequenta Enrico Baj.
Nel 1994 e nel 2004 partecipa ad Arte Sella, la Biennale Internazionale di Arte nella Natura in provincia di Trento curata da Vittorio Fagone. Tiene personali al Museo di Scienze Naturali di Trento, alla Galleria Cavellini-Cilena di Milano, al Museo Ken Damy di Brescia e Milano, Photology a Milano, Galleria D’Ascanio di Roma, Artelife a Venezia, Acquario Civico di Milano e altre.
Espone ad Architettura e Natura (curata da Paolo Portoghesi), alla Mole Antonelliana a Torino, nei Musei di Scienze Naturali di Vienna e Berlino, all’Accademia Carrara di Bergamo, al Museo d’Arte Moderna Pagani a Castellanza, all’Arengo del Broletto di Novara, Chiostro di Voltorre Gavirate. Premiato al “Premio Biennale d’arte” Donato Frisia III Edizione. Dal 2007 la sua attività si concentra sullo still life.
Nata a Monaco di Baviera nel 1957, vive e lavora a Milano e Starnberg. Dopo gli studi di filosofia al Leibniz-Kolleg di Tübingen, frequenta a Monaco la scuola di fotografia. Dalla fine degli anni ’80 si dedica al superamento bidimensionale.
Nata a Modena nel 1968, vive e lavora a Bologna. Installazioni Multimediali e Site‐Specific. “I segni che produciamo marcano un territorio, non sono mai neutri e agiscono a livello sociale”. Partendo da un’analisi del contesto realizza installazioni, situazioni e interventi per evidenziare la natura semantica di ogni forma espressiva e l’azione del segno sulla realtà. Libri d’artista e progetti editoriali rappresentano una parte importante della sua attività, che è riunita sotto al logo X/? (per/chi). Nel 2009 ha fondato Musée de l’OHM, un comò del XIX secolo trasformato in museo, collocato stabilmente all’interno del Museo Civico Medievale di Bologna. Il suo lavoro è esposto in musei ed istituzioni culturali tra cui, in Italia: La Triennale di Milano, MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Marino Marini, Museo Civico Medievale di Bologna, Museo di Arte Contemporanea Villa Croce, Fondazione Bevilacqua La Masa, Fondazione San Carlo. Sul suo lavoro hanno scritto in occasione di mostre personali Mary Beard, Renato Barilli, Elio Franzini, Roberto Daolio, tra gli altri.
Inizia la propria attività artistica nell’ultimo scorcio degli anni Sessanta. L’attitudine al pensiero critico e autocritico si coglie costantemente, Remi afferma e nega, in una fedeltà a se stesso che non viene mai meno e che nasce dall’investigazione degli strumenti primari dell’arte, in una visione estetica che non esclude nessun genere espressivo. Egli “gioca” sulla contaminazione dei campi poetici, in un corto circuito di pittura-scultura-design-poesia-architettura privo di ogni compiacimento, con il solo intento di affondare la propria identità in quella dell’arte, mantenendo inalterata negli anni una tensione formale di limpida purezza, senza fare naufragio. L’immagine interna del Teatro Pietro Aretino (Roberto Remi e Alessandro Mendini, Arezzo 1999) è caratterizzata da Eaooue: una grande pittura (1360 x 730 cm) che ne ricopre interamente il cielo.
Dal 2004, n° 10 Poesie sono parte della Biblioteca Riccardo e Fernanda Pivano / Fondazione Benetton - Studi Ricerche. Milano. È presente alla 3ª Triennale Design Museum / Quali Cose Siamo (Milano 2010-11) con ALLELELELLA, la scultura sospesa che rimanda al logo ed è il concetto dell'interpretazione di quella stessa Triennale.
Nel 2017 Peter Assmann cura una sua ampia personale nel Palazzo Ducale di Mantova; per l’evento “Scultura in piazza’’ colloca in Piazza Castello l’opera All’Aria! Chiara (1980) e il MiBACT la acquisisce per lo stesso complesso museale. La Bocconi Art Gallery (Università Bocconi, Milano) presenta LLALLALLALL (2017) un’installazione di otto sculture sospese.
Untitled Noise nasce nel marzo del 2014 come unione delle esperienze di ricerca sulle immagini e sul suono degli artisti Michele Lombardelli e Luca Scarabelli.
Nel 2016 è uscito “Untitled 33/26” per l’etichetta veronese Svbterrean.
Nel 2017 il primo disco, un doppio vinile per la casa discografica Die Schachtel.
Nel 2019 il disco live registrato con Lino Capra Vaccina per l'etichetta Dark Companion.
Il progetto sonoro di Untitled Noise è improntato su performance live set in cui l’improvvisazione e la sperimentazione sono la filosofia e la metodologia compositiva della dialettica costruttiva del soundscape. Collage sonori modulati con approcci ambient, sviluppi noise e distorsioni, passaggi dialettici tra suoni sottili e umili che richiedono attenzione per dilatare plasticamente l’ascolto e potenti suoni graffianti e viscerali, realizzati con diversi sistemi elettronici, auto-costruzioni, strumenti inventati con materiale d’uso quotidiano.
Michele Lombardelli sviluppa un lavoro che si caratterizza per una costante contaminazione tra linguaggi visivi e sonori all’interno di una poetica che tocca l’assurdo, il non finito, l’irrisolto e l’obverso.
Luca Scarabelli da tempo ha incentrato la sua ricerca indagando temi quali lo sfioramento, l’istante, l’attesa, l’infrasottile.
geruchvonblut@gmail.com
www.untitlednoise.com